Glow | Dallo show del 1986 alla serie tv di Netflix, 30 anni dopo

GLOW (Gorgeous Ladies of Wrestling) è quel qualcosa per certi versi rivoluzionario cominciato nel 1986 sulla televisione americana. Per la prima volta le donne entravano nel magico mondo del combattimento spettacolarizzato alla Hulk Hogan e lo facevano con costumi eccentrici, molto sgambati, e con dei personaggi incredibili dietro.
E ovviamente nessuna di loro era una lottatrice professionista: le più erano attrici, modelle, stuntwoman o ballerine. Fra di loro, nello show originale, partecipo’ anche Jackie Stallone (si, la mamma di Sylvester Stallone).
Il programma andò in onda per 4 stagioni, il sabato mattina.
Nel 2001 si provò a riportare Glow in vita a Las Vegas con uno spettacolo, mentre nel 2012 abbiamo il primo documentario dedicato all’argomento: Glow: The Story of The Gorgeous Ladies of Wrestling, diretto da Brett Whitcomb (più sotto c\’è il trailer del doc).
L’idea di trasformare nel 2017 Glow in una serie tv per Netflix arriva proprio dal documentario: ecco come nasce il nuovo show con quel bel donnino di Alison Brie (Mad Men, ma soprattutto Community) che interpreta Ruth Wilson (più tardi Zoya the Destroya). Fra i produttori esecutivi anche quel fenomeno che è Jenji Kohan (Weeds, Orange is The New Black) che qui però non scrive ma sta solo dietro le quinte del progetto.
Glow – La serie tv
Glow – la serie tv – viene rilasciato il 23 giugno 2017, ma un mese di hype lo aveva già consacrato a nuovo show must di Netflix; merito il contributo e il nome della Kohan e quel nuovo segmento fra entertainment e neo femminismo che ha preso piede in tv negli ultimi anni (Jane The Virgin, Crazy Ex Girlfriend, Orange is The New Black).
La serie tv parte proprio dall’inizio del progetto Glow; i casting – per lo più attrici senza lavoro e casalinghe con voglia di reinventarsi – e l’approccio al mondo del wrestling, per certi versi vicino a quello delle soap; e proprio dalla Soap arriverà una delle protagoniste della serie: Betty Gilpin, alias Debbie “Liberty Bell”.
Come si lotta, come si finge di lottare, canzoni anni 80 e costumi bizzarri: mettici pure quel sano menefreghismo e politically incorrect del periodo e hai una dramedy coi fiocchi capace di ridere sugli stereotipi e spingerti a rifletterci allo stesso momento.
E 14 donne allora si trovano a entrare nel cast di Glow: belle, brutte, grasse, magre, vecchie e giovanissime. Dietro un regista spassoso come collante, che inoltre aiuta a mantenere il ritmo comedy: Marc Maron (comico americano) che interpreta Sam Sylvia, regista di horror movie splatter americani incentrati su donne procaci.
I dialoghi sono studiati bene, così come ogni personaggio anche quello meno funzionale alla trama: in 10 episodi ci riescono a far conoscere 14 lottatrici e i due uomini dietro il successo di Glow, senza sacrificare la storyline principale, che essenzialmente di basa sull’incontro/scontro fra Alison Brie e Betty Gilpin.
Trovate un’altra serie tv corale che l’abbia fatto? Ah si, Orange is The New Black soprattutto nelle prime due stagioni (poi di fatto è diventata solo una serie tv corale sacrificando i personaggi principali).
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