Motel Voyeur. Analisi del gusto sessuale americano
Nel 1980 Gay Talese riceve una lettera anonima. Un proprietario di motel gli rivela della sua attività di guardone: dal 1966 spia i clienti durante i loro rapporti sessuali.
Successivamente Talese incontrerà l’autore della lettera, Gerald Foos.
Un uomo robusto, ex navy seal, che si è stabilito ad Aurora in Colorado, dove gestisce il Motel.
Gerald ha trasformato il sottotetto del motel in una stanza segreta, dalla quale può spiare sei camere.
Dal 1966 annota gli incontri, i clienti, gli orientamenti sessuali, le etnie, le pratiche sessuali, dai preliminari ai rapporti completi.
Disegna tabelle nelle quali inserisce dati specifici.
MOTEL VOYEUR – UNO ZIBALDONE ALIMENTATO DALL’IMPULSO SESSUALE
“Perché ha messo nero su bianco tutto questo? Non basta l’esperienza del piacere e il senso di potere, per il voyeur, senza doverne scrivere? Forse i voyeur a volte hanno bisogno di fuggire dalla loro prolungata solitudine, di mostrarsi a loro volta, e quindi, da anonimi scrivani, vanno in cerca di un pubblico più vasto?”
Parte da qui un reportage narrativo che ha come protagonista Il Voyeur.
Infatti Foos scrive il diario in terza persona.
Il Voyeur sale in soffitta, il Voyeur ha visto entrare una coppia di mezza età.
Lo stesso Gerald Foos dichiarerà che percepiva uno sdoppiamento tra l’individuo che gestiva il motel e accoglieva gli ospiti alla reception, e l’individuo che compilava il diario, mentre le persone, a due metri sotto di lui, facevano sesso.
O non lo facevano. Perché l’attività da voyeur non è avvincente.
Ci sono lunghi momenti in cui le coppie guardano la tv, litigano, discutono di soldi – quasi sempre di soldi!
Intanto gli anni passano e, banalmente, la moda cambia anche in ambito sessuale.
Il diario del Voyeur allora si trasforma in una analisi del gusto sessuale americano, forse globale, del cambio di costumi, di atteggiamenti, di comportamenti.
Se negli anni sessanta i mariti di colore andavano da soli alla reception, mentre le mogli bianche aspettavano nel parcheggio, con gli anni settanta le coppie miste si presentano davanti al gestore per prendere insieme la camera.
“Questa moda di portare le mutande sembra diffondersi sempre più… ora, signore, serve o puttane, le portano tutte. Trovo che esse impediscono quelle piacevoli tastate casuali di chiappe e fica, che ho provato tante volte.”
Ma Gerald Foos non si limita a riportare le cronache sessuali degli amanti di passaggio.
Comincia ad analizzare i rapporti di coppia, stila diagnosi che spetterebbero a specialisti.
E lui non ha alcuna preparazione in merito, se non una prolungata e abbondante osservazione da non addetto ai lavori – per usare una definizione infelice.
Oltre a ciò, nei momenti di stanca, quando gli ospiti del motel non fanno sesso – troppo spesso! – il Voyeur ne approfitta per trascrivere narrazioni autobiografiche, trasformando il diario in uno zibaldone alimentato dall’impulso sessuale, e dal disprezzo per l’umanità che negli anni cresce incontrollabile.
Gerald Foos impara a conoscere le persone, le odia, sono disoneste, inaffidabili, sporche – ci sono uomini che pisciano nel lavandino delle camere. Si mostrano amichevoli e pochi istanti dopo dicono le peggiori cose di te. In modo totalmente gratuito.
SIAMO PRONTI PER I REPORTAGE NARRATIVI DI GAY TALESE?
Talese si limita a brevi interventi, dando massimo spazio a una personalità complessa, imprecisa nelle date e talvolta negli episodi riportati, volutamente o meno; un individuo interessante dal punto di vista clinico, ma che a sua volta analizza altrettante situazioni degne di diagnosi.
Questo gioco tra voyeur – il Voyeur che spia i clienti, Talese che legge del Voyeur, il lettore che legge a sua volta – attraversa più di vent’anni di storia di un uomo, e di una società, fino alla conclusione malinconica.
Il motel sarà prima venduto e poi distrutto, per fare spazio a un centro commerciale, o forse ospedaliero.
Una cancellazione di ciò che sembra essere stato l’esperimento di uno scienziato improvvisato, al di là di ogni morale.
Gerald Foos, ormai anziano, detesta la mania di controllo degli anni duemila.
Le telecamere nei luoghi pubblici che registrano ogni cosa, gli amanti che pubblicano in rete i video delle proprie donne che fanno sesso.
Non hanno nulla da condividere con la sua attività: una ricerca personale, che ancora oggi preserva la privacy di chi è stato spiato nei momenti di intimità.
Un reportage di società, al quale in Italia siamo poco abituati, o male educati, aspettandoci che un reportage giornalistico parli solo di Paesi più sfortunati di noi o di situazioni che possano farci sentire impegnati, e assolutamente accorati, dalla comodità dei nostri salotti.
Mentre forse toccherebbe ritrovare il piacere della lettura fine a se stessa, persino nel leggere l’affascinante storia di Gerald Foos.